Il tè
Il tè rappresenta la bevanda
più diffusa nel mondo dopo l’acqua. Il the viene ricavato dalle foglie della
pianta Camelia Sinensis,
un arbusto sempre verde che può raggiungere un’altezza di due metri al massimo.
Le foglie di questo arbusto vengono raccolte quattro volte l’anno in Cina,
Giappone e India mentre in Kenia, ad esempio, avviene tutto l’anno.
L'utilizzo del tè risale
alla notte dei tempi. All’inizio furono i cinesi e, grazie ai monaci, si
diffuse anche in Giappone e in Corea. I portoghesi lo portarono per primi in
Europa ma furono gli olandesi a commercializzarlo in Europa. Nel corso dei
secoli poi, questa bevanda divenne molto popolare anche in Europa, fino a
diventare una vera e propria icona delle tradizioni inglesi.
Alcuni studi americani hanno
evidenziato i benefici cardiovascolari legati soprattutto al tè nero ed hanno
potuto constatare una riduzione del 6% delle malattie cardiovascolari, in
soggetti che consumavano la bevanda quotidianamente.
La dose raccomandata per avere i massimi benefici è di
tre tazze al giorno. Iniziate la mattina, possibilmente a digiuno: l’efficacia
è maggiore. Il tè deve restare in infusione tra i 2 minuti e mezzo
e i 3 minuti. Oltre è inutile e rischiate di modificare il suo sapore. Il tè freddo dovrebbe contenere solo acqua,
tè, zucchero o altro dolcificante e succo di limone o pesca. In molti
casi notiamo però la presenza di altri ingredienti utilizzati per conservare o
rendere meno amara e più appetibile la bevanda. Ecco le indicazioni per preparare un litro di tè freddo: Prendete
un pentolino in acciaio e versateci un litro di acqua, mettetela
sul fuoco con il coperchio, qui dovrete aspettare i primi bollori e versare
nell'acqua 3 cucchiai di zucchero di canna grezzo o
il dolcificante naturale che
preferite, girate e ricoprite con il coperchio fino a quando l’acqua non
inizierà a bollire vivacemente. Il tè freddo fatto in casa infatti va preparato
partendo esattamente da questo sciroppo di acqua e zucchero. A questo
punto, spegnete il fuoco e metteteci 3 bustine di the (oppure
due cucchiai se si tratta di quello sfuso); lasciate in infusione per 4-5
minuti, poi togliete le bustine (oppure filtrate tutto se avete messo in
infusione il the sfuso) e lasciate freddare. Solo una volta ben
raffreddato, aggiungeteci il succo di un limone spremuto (o
la dose che preferite) e volendo un rametto di menta per aromatizzare il
tè.
Curiosità
In Italia la coltivazione della pesca cominciò nel I°
secolo avanti Cristo. Proveniva dalla Persia dove era già conosciuta nel IV° secolo a. C. e da cui
prese il nome Prunus persica.
Ancora oggi in molti dialetti si
fa appunto riferimento a questo nome che ne richiama la provenienza. In
dialetto romagnolo troviamo persag, in
quello piemontese abbiamo pèrsi. In
alcune zone della bassa lombarda non
è difficile sentire chiamare le pesche col nome pèrsig.
Come scritto in precedenza in Cina la pesca è
simbolo di vita eterna. In alcune tombe cinesi infatti, troviamo ciotole
contenenti pesche poste in prossimità del defunto come segno di buon auspicio.
In caso si acquistassero pesche ancora acerbe è possibile
farle maturare in ambiente
casalingo. Vanno riposte in un sacchetto di carta e lasciate per un paio
di giorni, massimo 3, a temperatura ambiente. La carta, a differenza della
plastica, è in grado di mantenere il giusto tasso di umidità idoneo alla loro
maturazione. Essendo la pesca un
frutto facilmente digeribile la sua assunzione è particolarmente indicata alle
donne in gravidanza. Anche a tutte le persone interessate da patologie
intestinali.
La leggenda più conosciuta arriva, come immaginabile, dalla Cina.
Si narra che l’imperatore Chen
Nung (a volte indicato come Shen Nung o il Divino Mietitore) fosse molto rigido
nelle sue pratiche igieniche. L’unica bevanda di cui faceva uso era acqua
bollita e i suoi sudditi erano tenuti a fare lo stesso.
L’imperatore era solito riposare all’ombra di un albero di tè selvatico,
sorseggiando la sua bevanda calda. Un giorno una foglia cadde nella tazza: Chen
Nung curioso assaggiò l’infusione e si sentì subito pervaso da un senso di benessere. Decise quindi di condividere con i sudditi
la scoperta, creando coltivazioni di tè in tutto l’Impero. Il nome Divino Mietitore deriva proprio
dalle sue politiche in campo agricolo.
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